Racconti comuni in ballate italiane, svedesi e britanniche: un confronto
La Morte Occultata Il ritorno del figlio avvelenato Edward Come un'antica saga vichinga Sigismondo e Adelin De Två Systrarna (Le Due Sorelle) Esercizi Interattivi
2. Il ritorno del figlio morente da sua madre perché avvelenato Il testamento dell’avvelenato / Den Lillas Testamente La seconda ballata che prendiamo in esame per il nostro progetto ha origine in Italia e gradualmente, attraverso la Germania, arriva in Svezia. La storia ivi narrata ha corrispettivi in quasi tutte le lingue europee. Presente in Italia in tutte le regioni in svariati dialetti e lingue, la ballata ha varcato i nostri confini per radicarsi un po’ dappertutto. Come sempre, non sappiamo quando la ballata fu composta, ma è citata in un’opera teatrale senese L’Incatenatura del Bianchino, un componimento da cantastorie datato 1629:
Sappiamo quindi che è almeno antecedente al 1629, anche se è impossibile determinare di quanti secoli.
Il Testamento dell'Avvelenato (Nigra 26)
(Giordano Dall'Armellina, Silvia Bozzeda, Maurizio Dehò)
(La ballata, con spartito musicale, è presente nella raccolta del Bolza Fonti Lombarde I, Canti di Como, Varese, Somma Lombardo etc., pagg. 668-71. Il Bolza eseguì la sua ricerca nel 1867 a Loveno in provincia di Como)
Si noti che la ballata è costituita da sola conversazione senza un’introduzione da parte del narratore. Entriamo quindi subito nel vivo dell’azione con domande incalzanti da parte della madre, che già deve aver intuito cosa è successo. Pone infatti la domanda «Dove si sta jersira?» in maniera drammatica. Nelle versioni raccolte in Italia sembrerebbe misteriosa la ragione per la quale il figlio, che in alcune regioni si chiama Enrico, in altre Peppino in altre ancora, come in Canton Ticino, Guerino, viene avvelenato. Nell’opera teatrale senese si dice che è stato tradito dall’amata, ma non si ha una spiegazione del perché del tradimento. È altamente probabile che i cantori che l’hanno tramandata abbiano perso il legame con la traccia proveniente da racconti più antichi e non si pongano domande. Il figlio è stato avvelenato dalla sua dama e questo è tutto.
Tentiamo allora un’analisi basandoci anche sulla ballata precedente, ipotizzando che entrambe abbiano le loro radici in una matrice comune più antica e che, evolvendosi, abbiano perduto il contatto con la storia originale e si siano sviluppate ciascuna per conto proprio con infinite varianti. Dobbiamo allora chiederci cosa rimane in comune a tutte le storie che hanno prodotto centinaia di versioni. Ogni versione è più o meno vicina alla matrice ed è chiaro che più si allontana da essa, più è difficile darne un’interpretazione perché si perde il legame con il significato originario. Le lezioni relative alla morte occultata sono sicuramente più antiche e propenderei per una derivazione da queste per lo sviluppo delle versioni italiane ed europee in genere, relative al testamento dell’avvelenato. Per questa versione comasca si potrebbe ritenere che l’eroe sia andato a caccia con la sua cagnola. Deve dimostrare di essere un vero uomo, ovvero di essere passato nel mondo degli adulti, e di poter procacciare cibo attraverso la caccia come era consuetudine nelle società arcaiche[20] Tuttavia, come Don Bosco nella Muerte ocultada, l’eroe fallisce e incontra la sua dama che gli offre un’anguilla arrosto avvelenata. La dama è in realtà la morte, ma il suo senso di frustrazione per la prova fallita gli fa vedere nella dama/morte il volto della donna amata la quale, in una specie di transfert, lo umilia e lo punisce nella virilità offrendogli il suo stesso sesso rappresentato da un’anguilla avvelenata. Se non si passa nel mondo degli adulti il pene perde del tutto la sua forza ed è quindi rifiutato dalla donna che lo vuole invece garante come generatore della vita e della famiglia. In mancanza di queste garanzie, in una società dove generare tanti figli era la prova di massima virilità, la morte prende il sopravvento. Nella morte è coinvolta anche la cagnola; ritenuta colpevole in egual misura dal padrone per non averlo aiutato nella caccia, mangerà l’altra mezza anguilla. Alle fine, nel testamento, all’ultima domanda provocatrice della mamma, l'avvelenato lancerà una maledizione augurando la forca alla dama, che essendo la morte, non può morire. Tuttavia è anche una maledizione verso la donna amata per la quale si è sottoposto alla prova, fallita, di virilità. Nell’evoluzione della ballata si sono persi i contatti con le radici più profonde e rimane una storia di presunti tradimenti dove in ogni caso è una donna, derivazione della strega-morte, a compiere l’omicidio.
Per quanto riguarda la struttura si noti l’incalzare delle ripetizioni che da un lato rendono più drammatico l’incedere della narrazione, dall’altro aiutano a memorizzare il testo. Una delle ragioni di tanto successo di questa ballata in tutta Europa è proprio la facilità a memorizzare la storia. Un altro elemento arcaico in questa versione è l’espressione Ohimè ch’io muoio ohimè, lamentazione che ricorda i cori della tragedia greca. L’avvelenato
(La Macina)
Penso sia utile presentare, come comparazione al testo comasco, questa versione anconetana. Il testo è molto simile (qui abbiamo riprodotto solo alcune parti della ballata) a quello lombardo, ma naturalmente è adattato alla lingua parlata ad Ancona.
(Versione presente nell’album Marinaio che vai per acqua e interpretata dal gruppo di riproposizione di musica popolare marchigiana La Macina. Raccolta da Gastone Pietrucci e Giorgio Cellinese nel 1984 ad Ancona. Per gentile concessione di Gastone Pietrucci)
Compare in questa versione anconetana la figura del padre nel testamento, tratto comune, anche se non frequente, ad altre varianti europee più recenti. Nelle lezioni più antiche il padre è assente così come lo è in tutte le versioni della Morte occultata. Il ritorno dell’eroe morente dalla mamma va visto come il ritorno alla madre terra che accoglierà il figlio di nuovo nel proprio grembo. Una figura paterna avrebbe disturbato, nell’inconscio collettivo, la visione archetipica dell’abbraccio consolatorio della Grande Madre. Infine nella lezione anconetana non c’è la cagnola, segno che ogni versione “va per conto suo” nell’evoluzione del testo e della trasmissione orale.
Lord Randal (Child 12)
(Giordano Dall'Armellina, Maurizio Dehò, Gianpietro Marazza) Francis Child nel suo monumentale libro in cinque volumi, English and Scottish Popular Ballads, propone diverse varianti della versione britannica propendendo a scegliere come titolo Lord Randal. Il nome infatti cambia a seconda della versione, come in quelle italiane. Questa lezione scozzese compare nel primo volume con il n° 12[21].
In questa versione scozzese, quindi nordica, al posto della morte, si può ragionevolmente dedurre che vi sia una fata nelle vesti della dama (true love). È molto probabile che sia la lezione italiana, sia quella bretone o scandinava della morte occultata, si siano in qualche modo intrecciate fondendo insieme la tematica dell’eroe morente che torna dalla caccia con quella del testamento. La contaminazione di una ballata con un’altra era molto comune e per questa specifica versione di Lord Randal si potrebbe propendere per codesta ipotesi. In effetti tutta la seconda strofa con la frase Mamma fammi il letto presto sembra derivare da varianti della Morte occultata. Prima di procedere a un’analisi più dettagliata, è necessario fare una premessa. La ballata, come sempre, è adattata alla cultura locale; in questa versione di Lord Randal si possono ravvisare chiari elementi di folclore celtico. Nella prima strofa compare la parola greenwood che è stata tradotta come “bosco sacro”. Il greenwood era la parte più nascosta e fitta del bosco dove i celti credevano vi fosse l’ingresso del mondo dei morti e della terra delle fate e degli elfi (Fairyland). Tale ingresso, che poteva essere identificato in un tronco d’albero cavo, in una buca nel terreno, in un pozzo, era difeso e protetto dalle fate e dagli elfi. Nella notte di Halloween gli spiriti dei morti uscivano da questi antri naturali con le fate e gli elfi per far visita ai vivi. La gente temeva queste creature soprannaturali e se poteva evitava di inoltrarsi nel greenwood[24]. In ogni caso, se vi si fossero avventurati, sapevano che non avrebbero potuto parlare ad alta voce, danneggiare il bosco, né tanto meno cacciare. Secondo le credenze locali erano dei tabù che, se infranti, avrebbero potuto causare la morte. Ciò premesso, analizziamo il comportamento di Lord Randal: il nostro eroe, per dimostrare di essere degno di passare nel mondo degli adulti e di diventare un “vero uomo”, sfida il tabù e va a cacciare proprio nel greenwood. Tuttavia non riesce a prendere niente e, o perché affamato o più probabilmente perché sotto incantesimo, accetterà le anguille fritte che lui crede gli siano date dalla sua innamorata. Da un punto di vista razionale sarebbe stata una storia assurda. Che ci fa l’innamorata di Lord Randal nel greenwood con una padella e delle anguille? È presumibile che la donna che l’eroe incontra sia la morte nei panni di una fata. Tradotto in termini psicanalitici la fata, prendendo le sembianze della sua innamorata, diventa una proiezione dell’inconscio dell’eroe. Lei lo punisce, nello stesso modo che abbiamo visto per Il testamento dell’avvelenato, non solo per non aver superato la prova, ma anche per aver infranto il tabù. Nello stesso tempo anche la sua dama lo punisce poiché ha dimostrato di non essere in grado di prendersi cura di lei. Anzi, è lei che lo nutre e lo umilia offrendogli il simbolo della sua mancata virilità. Prima di lui moriranno i falchi e i cani, gli stessi animali che accompagnavano Oluf in alcune versioni scandinave della morte occultata, ugualmente colpevoli per non essere stati in grado di aiutarlo.
Riassumendo: le varianti del Testamento dell'avvelenato e della Morte occultata hanno questi punti in comune:
- Vi è sempre un allontanamento (caccia o guerra). - Gli eroi tornano a casa feriti e morenti dalla madre con la quale hanno l'ultima conversazione. - C'è sempre una donna (moglie o fata/strega).
Per quanto riguarda Lord Randal e Olaf si riscontra inoltre che entrambi sono andati a caccia con cani e falchi e incontrano una fata che li ucciderà.
Bob Dylan prese ispirazione probabilmente da una versione scozzese o americana di Lord Randal per scrivere una delle sue più belle canzoni: A Hard Rain’s gonna fall (Una dura pioggia cadrà). Ancora una volta una ballata antica è la base di una canzone moderna. Henry my son (Enrico figlio mio)
(Giordano Dall'Armellina, Silvia Bozzeda, Maurizio Dehò, Gianpietro Marazza)
(Versione tratta dal libretto 100 Irish Songs con spartito musicale, Soodlum, vol. 2)
Questa versione sembra riflettere la povertà dell’Irlanda all’epoca in cui la ballata era cantata. Lo si deduce dai lasciti da parte di Enrico. È probabile che le anguille non fossero molto conosciute in Irlanda e in questa lezione compaiono delle strane palline colorate di verde e di giallo dalle quali tuttavia la madre deduce che il figlio è stato avvelenato. Il finale è straordinariamente simile a quello di molte versioni italiane.
Großmutterschlangenköchin (La nonna cuoci-serpenti)
(Giordano Dall'Armellina, Simona Scuri, Alessandro Brasca) Nella sua continua evoluzione la ballata ha variato i personaggi e in parte la storia pur mantenendo lo schema originale. Per questa ragione presentiamo qui una delle varianti tedesche[25] che potrebbe essere la base per la versione svedese che segue.
(Versione tratta da: aus Des Knaben Wunderhorn, I. Band aus mündlicher Überlieferung in Maria's Godwi. Bremen 1802, II. B. S. 113. abgedruckt)
La versione suddetta è stata raccolta nel periodo romantico dallo scrittore tedesco Clemens Brentano. E' curioso il fatto che la famiglia del padre di Clemens venga da Tremezzo, sul lago di Como, a pochi chilometri da Loveno dove è stata trascritta una delle versioni comasche dell'Avvelenato.
È singolare che in questa versione tedesca, ma succede anche in quelle scandinave, sia la nonna ad avvelenare la nipotina. Tuttavia, se analizziamo la ballata da un punto di vista psicanalitico e ci basiamo anche su fatti reali, possiamo constatare che l’orco è spesso in famiglia. A tal proposito nel 1887 Cesare Lombroso, in una sua casistica riguardante gli omicidi nell’ambito familiare, riferiva di una nonnina settantenne che dopo aver ucciso la nipotina disse: «Mezz’ora prima di ucciderla io non ci pensavo affatto». Come dire che l’orco è dentro in ciascuno di noi ed è pronto a uccidere quando scatta un impulso irrefrenabile represso da lungo tempo e che, a freddo, non ti sai spiegare. La ballata non pretende di spiegare l’omicidio, ce lo presenta come fatto. Sta a noi scavare per risalire a verità che spesso sono troppo agghiaccianti per essere accettate a cuor leggero.
Vediamo ora una delle versioni svedesi. Den Lillas Testamente
Il mistero di questa versione è perché anche la nutrice debba andare all'inferno!
Dopo aver analizzato le diverse varianti possiamo rilevare che:
– C’è quasi sempre una conversazione fra una madre e un figlio/a. – Si chiede in genere dove il figlio/a sia stato/a. – C’è sempre un avvelenamento. L’avvelenatrice è sempre una donna (la propria dama, la nonna, la matrigna...). – Si avvelena in genere con anguille, serpenti o pesci. – C’è quasi sempre il testamento e la maledizione finale per l’avvelenatrice. Note [19] D’Ancona, La poesia popolare italiana, Giusti, Livorno 1906, pag. 122. [20] Nelle società primitive i giovani dovevano passare diversi giorni nel bosco e sopravvivere per dimostrare di poter passare nel mondo degli adulti. Spesso venivano sottoposti a prove durissime e simbolicamente alla fine venivano mangiati interi da un orco, cioè dalla morte, per poter rinascere con il nuovo status di adulto uscendo vivi dalla sua pancia dopo averlo vinto. Tracce di tutto questo sono evidenti nelle fiabe ove emergono come archetipi. [21] D’ora in poi le ballate britanniche verranno indicate con il numero che ha dato loro Francis Child. [22] Questa frase compare in quasi tutte le lingue europee e significa che l’eroe morirà alla fine della storia. Abbiamo già incontrato questa frase in Les dos filhets del rei, Comte Arnau, Le roi Renaud. [23] Nella versione registrata They died on the way (sono morti lungo la strada). [24] Ricordo che anche Robin Hood si nascondeva nel greenwood e che i soldati dello sceriffo di Nottingham non osavano entrarci per paura delle fate e degli spiriti dei morti. I racconti riguardanti Robin Hood, tutti derivanti da ballate, non a caso si chiamano The greenwood stories. [25] In YouTube si può ascoltare la versione del 1974 del gruppo Elster Silberflug. |