Racconti comuni in ballate italiane, svedesi e britanniche: un confronto

 

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La Morte Occultata     Il ritorno del figlio avvelenato     Edward     Come un'antica saga vichinga     Sigismondo e Adelin     De Två Systrarna (Le Due Sorelle)     Esercizi Interattivi

 

 4.    Come un'antica saga vichinga diventa una chanson de geste, un poema in rima, una ballata e infine una novella del Decamerone

Iniziamo il nostro percorso con una versione svedese di una ballata, derivante da un'antica saga, della quale riproduciamo il testo e il riassunto relativo.

Si tenga presente che il genere ballata nei paesi scandinavi si evidenzia non prima della fine del 1200 a Bergen, in Norvegia quando i poemi cavallereschi provenienti dalla Francia sono tradotti in forma di saga. Queste nuove saghe saranno poi la base per la creazione di ballate come per esempio “Roland og Magnus kongjen” (Rolando e re Carlo Magno). Nello stesso periodo erano popolari anche le fornaldersagas (le saghe dei vecchi tempi) che furono la base tematica per molte ballate successive che a loro volta furono “esportate” verso altri paesi europei come è il caso per  Hertig Henrik che diverrà nelle isole britanniche Hind Horn.

Qui prendiamo ad esempio una versione svedese che oltre a Hertig Henrik può avere diversi titoli fra cui Herr Lagman och Herr Thor, Lageman och hans Brud, etc.

 

1

Hertig Henrik han talte till sin fru:

Mig lyster resa bort uti årena sju.”

2.    

Om jag skulle bli borta uti atta, nio är,

Sä tag dig dä den vän som din häg ligger pä.”

3.    

Hertig Henrik han högg en guldring i tu,

Den ena hälfen behöll han sjelf, den andra fick hans fru.

4.    

Hertig Henrik han kom till en hednisker fru,

Och der tjente han uti årena sju.

5.    

Och der tjente han som han kunde bäst,

Ja, han drog halfva plogen, likt en annan häst.

6.    

Hertig Henrik han fick ett förgyllande svärd,

Men mer än femti sådana var det värdt.

7.    

Hertig Henrik han kom till en hednisker herr,

Ja, der vardt han fången och det var mycket värr.

8.    

Hertig Henrik fick höra ett förskräckeligt skri,

Det var ett ungt lejon och en elefant höll strid.'

9.    

Det lejon ropa ett förskräckeligt rop:

Du hjelp mig, Hertig Henrik, du äst en man så klok!

10.  

Hertig Henrik drog ut sitt förgyllande svärd"

Och så högg han den elefant ihjäl.

11.  

"Haf tack, hertig Henrik, för du har frälst mitt lif,

Din väg vill jag stäcka ett tusende mil."

12.  

Hertig Henrik han somna i lejonets famn,

Han vakna inte förr än han kom i sitt eget land.

13.  

'Hertig Henrik han vakna och vardt så glad,

När han flck höra Brunswigs vallherde gå vall.

14.  

God dag, god dag, kär valleherde min,

Och finns det någon mat åt en fattig pelegrim?

15.  

Och ingen mat hafver jag åt eder här;

Men gå till Brunswigs herrgård, der bröllopet står!”

16.  

Hvad är det för bröllop pä Brunswigs gård?”

Jo, det är hertig Henriks förriga gemål.”

 17

Hertig ,Henrik han gänger sig till Brunswigs gård?

 Der ute för honom hans äldsta dotter står.”

18.

"God dag, God dag, kår dotteren min,

Och finns det någon mat åt en fattig pelegrim?”

19.  

Och det må ni väl intet säga för mig,

Att några pelegrimer föra lejon med sig."

20.  

De gåfvo honom dricka ur förgyllande skål,

Och deruti så drack han unga brudens skål.

21.  

Och bruden hon drack ur samma skål,

Der fick hon se på botten hvar den halfva ringen låg.

22.  

Bruden hon trefvade i kjortelsäcken sin,

Der fick hon igen den andra halfva ring.

23.  

De kasta de två ringarne på terningbordet fram,

Det var de båda halfvorna tillsammans rann.

24.  

Och gå du, brudgumme, hvart du kan;

"Men jag tar hertig Henrik, min förrige käre man!”

Hertig Henrik comunica alla moglie la sua intenzione di andarsene via per sette anni verso est. Se non tornerà entro quel termine lei potrà sposare un altro uomo di suo gradimento. Prima di partire Hertig taglia un anello in due, ne dà una metà alla moglie e tiene l'altra per sé. Si può presumere che andrà a combattere gli Arabi visto che viene fatto prigioniero da un non identificato signore pagano e dalla sua consorte per sette anni. Un'amante lo libera e gli fornisce una spada con la quale aiuta un leone che sta combattendo contro un elefante. Il leone, grato per l'aiuto, mentre Henrik sta dormendo, lo riporta al suo paese. Al risveglio un pastore lo informa che sua moglie sta per sposare un altro uomo. Si precipita verso casa fingendo di essere un povero pellegrino e chiede ristoro. Lei risponde dicendo che non aveva mai visto un povero pellegrino accompagnato da un leone e tuttavia gli dà qualcosa da bere. A questo punto lui lascia cadere il mezzo anello nella ciotola e la ritorna alla moglie. Lei beve dalla stessa ciotola e trova la metà dell'anello sul fondo, prende l'altra metà dalla tasca e ricostruisce l'anello. Vista l'evidenza tutti li riconoscono come veri marito e moglie.

 

Boccaccio venne a sapere del racconto (forse arrivato nel sud Italia grazie ai Normanni) e lo rielaborò a suo modo. Lo ambientò in parte a Pavia e in parte ad Alessandria d'Egitto. E' la nona novella del decimo giorno del Decamerone.

In essa il Saladino[30], per poter scoprire i preparativi dei cristiani che si apprestavano alla crociata, decide di travestirsi da mercante ed andare in Europa a verificare, per quanto possibile, il numero dei partenti. Nei pressi di Pavia, all'imbrunire, si imbatte in Messer Torello che, vista l'ora tarda, si offre di ospitarlo a casa sua. L'ospitalità si rivela quanto mai generosa e il Saladino ne rimane estasiato. Mentre il Saladino ritorna in patria, Messer Torello decide di unirsi alle crociate e chiede alla moglie di aspettarlo un anno, un mese e un giorno prima di risposarsi. Nel giorno della partenza la moglie gli dà un anello dicendogli: “Se egli avviene che io muoia prima che io ti rivegga, ricordivi di me quando il vedrete.” Dopo essere arrivato ad Acri, roccaforte cristiana in Medio Oriente, Messer Torello viene fatto prigioniero dal Saladino e trasferito ad Alessandria d'Egitto. Quivi il sultano lo riconosce e liberatolo gli affida la cura dei suoi falconi e lo tratta con tutte le cortesie per ricambiare l'ospitalità ricevuta a Pavia. Torello si trova così bene presso il Saladino che quasi si dimentica della Lombardia, di casa sua e di sua moglie. Tuttavia, grazie a dei mercanti genovesi, invia una lettera alla moglie dicendogli della sua situazione. A causa di una tempesta la nave affonda e con essa la lettera di Messer Torello. Nel frattempo si sparge la notizia in Italia che un altro uomo di nome Torello, aveva perso la vita in Egitto. Credendo che fosse il vero Torello, la famiglia sollecita la presunta vedova a prendere di nuovo marito il giorno dopo della scadenza prefissata. Una settimana prima della scadenza Messer Torello viene a sapere del naufragio della nave e la sola idea che la moglie possa prendere di nuovo marito lo fa diventare quasi pazzo. Saladino si offre di aiutarlo e chiama il suo negromante il quale, grazie ai suoi poteri magici, lo trasporta in una sola notte a Pavia. Arriva la notte prima del matrimonio e il giorno seguente Torello si presenta alla cerimonia vestito da saraceno. Dice alla moglie, che non lo riconosce anche a causa di una lunga barba che gli copre il viso, che è un'usanza di cortesia nel suo paese che la sposa offra una coppa di vino agli stranieri presenti alle nozze. Lei dovrà poi finire il vino non bevuto dall'ospite. La futura sposa acconsente e Messer Torello avendosi l'anello di lei messo in bocca, sì fece che bevendo il lasciò cadere nella coppa, senza avvedersene alcuno, e poco vino lasciatovi, quella ricoperchiò e mandò alla donna. Quando l'inconsapevole moglie scopre di nuovo la coppa e vede l'anello, riconosce suo marito e gli si getta fra le braccia. Segue una grande festa durante la quale sono presentati i regali di Saladino.

E' evidente che molti episodi sono comuni con la ballata svedese Hertig Henrik:

1.    Torello e Henrik partono con un anello, o metà anello, ben conosciuto dalle loro consorti.

2.    Entrambi vanno a est per combattere in una crociata.

3.    Sono fatti prigionieri.

4.    Sono salvati da qualcuno che è loro grato.

5.    Sono riportati in patria in un batter d'occhio grazie alla magia.

6.    Arrivano giusto poco prima delle nuove nozze.

7.    Utilizzano un travestimento per non farsi riconoscere.

8.    Bevono vino e poi fanno cadere l'anello nella coppa.

9.    Salvano il loro matrimonio prima che sia troppo tardi.

Le novelle di Boccaccio erano ben conosciute in Europa ed alcune di esse svolsero lo stesso ruolo che giocò La chanson de Roland quando fu messa in versi da Turoldo. I racconti già circolavano oralmente in diverse lingue in Europa, ma Boccaccio rinforzò le antiche radici che avevano prodotto molte varianti, fissando con lo scritto un nuovo racconto che poteva essere morfologicamente accolto dagli ascoltatori avvezzi allo schema.

Non c'è dunque da meravigliarsi se si formarono altre ballate in Europa con le stesse radici e la stessa morfologia. Pur evolvendosi attraverso i secoli hanno mantenuto i caratteri morfologici ripetitivi che ci riconducono ad una fonte primeva che mantiene l’originale impianto costruttivo.

Le varianti raccolte nelle isole britanniche e in America si distaccano parecchio dalla nostra versione svedese e tuttavia si possono riconoscere ancora molti elementi.

Hind Horn (Child 17)

 

(Giordano Dall'Armellina, Maurizio Dehò, Gianpietro Marazza)

 

Hind Horn è probabilmente la ballata britannica più antica. È stata preservata nelle versioni più complete in Scozia e Irlanda ma, grazie agli emigranti irlandesi, è approdata anche nel New Brunswick (Canada). La versione qui riprodotta è stata raccolta  allinizio del XX secolo proprio in Canada.

 

Personaggi:      Il principe Hind Horn, una principessa, un mendicante.

Luoghi:            Irlanda, terre lontane, il palazzo reale.

 

1

“Young man fair, young man free,

 Where were you born, and in what country?”

“In Ireland I was bred and born,

Back to Ireland I will return.”

2

When they were parting she gave to him,

Her heart’s true love and a guinea gold ring[43]

“When you look at the ring and it’s bright and true,

You know your lover is true to you.  

3

If the ring be bright and clear, 

You know I’m constant to my dear,

But if the ring be pale and wan,

Your lover’s gone with another man.” 

4  

He took ship and away went he,

Till he come to that strange country

When he looked at the ring, it was pale and wan,

He knows she’s gone with another man.

5  

So he took ship and back sailed he,

Till he come to his own country;

He was a-riding over the plain,

The first he met was the begging man.

6  

“What news, what news, what news?” cried he,

“Sad and sorry I’ve to tell to thee;

Sad and sorry I’ve to tell to thee,

Today is your true lover’s[44] wedding day.”

7  

“You’ll lend me your begging rig,

 You’ll put on my riding stage;”

 “No, the begging rig’s too poor for thee,

The riding stage too good for me.”

“Be it right, be it wrong,

The begging rig it will go on.

Now tell me as fast as you can,

What is the work of the begging man?”

 9 

“You may walk as fast as you will,

Till you come to yonders hill,

But when you come to yonders[45] gate,

Lean on your staff with a trembling step.

10 

Beg from Pitt, beg from Paul[46],

Beg from the highest to the lowest of all,

But from them all you need take none,

Till you come to the bride’s own hand.”

11 

He stepped on with a fine good will,

Till he come to yonders hill;

When he came to yonders gate,

Leaned on his staff with a trembling step.

12 

The bride come trembling down the stair,

Gold rings on her fingers, gold bobs in her hair;

A glass of wine all in her hand,

All for to give to the begging man.

13 

Out of the glass he drank up the wine,

Into the glass goes a guinea gold ring;

“Did you get it by sea? Did you get it by land?

Or did you get it from a drowned man’s hand?”

14 

“Neither did I get it by sea or land,

Neither did I get it from a drowned man’s hand.

I got it from my love in a courting way,

I give it to my love on her wedding day.”

15

Gold rings from her fingers she did let fall,

Gold bobs from her hair she threw against the wall, 

“I’ll follow you forever more,

Though I’m begging from door to door.”

16 

He that was the blackest[47] among them all,

Now shines the fairest in the hall.

He that was single at the break of day, 

Stole the bride from the groom away.

 

1

«Bel giovine, giovane libero,

dove sei nato e in quale paese?»

«Nacqui e fui cresciuto in Irlanda,

in Irlanda io tornerò.»

2

Quando stavano per separarsi lei gli diede

il vero amore del suo cuore e un prezioso anello d’oro.

«Quando guardi l’anello e lo vedi brillante e sincero,

 tu sai che la tua amante ti è fedele.

3

Se l’anello è brillante e chiaro,

tu sai che io sono fedele al mio caro,

ma se l’anello è pallido e opaco,

la tua amante se n’è andata con un altro.»

4

Salpò e andò via,

finché arrivò in quel paese straniero.

Quando guardò l’anello, esso era pallido e opaco.

Sa che lei è andata con un altro uomo.

5

Così salpò e ritornò,

fino a quando arrivò al suo paese.

Stava cavalcando lungo la pianura,

il primo che incontrò fu il mendicante.

6

«Che notizie, che notizie, che notizie?» gridò lui,

«Tristi e spiacevoli ti devo dire;

tristi e spiacevoli ti devo dire:

oggi è il matrimonio della tua amata.»

7

«Mi presterai il tuo vestito da mendicante

indosserai il mio vestito da cavaliere.»

«No, il vestito da mendicante è troppo povero per te,

il vestito da cavaliere troppo bello per me.»

8

«Giusto o sbagliato,

il vestito da mendicante sarà indossato.

Ora dimmi il più presto possibile,

come lavora un mendicante?»

9

«Puoi camminare veloce come ti pare

finché arrivi a quelle colline laggiù,

ma quando arrivi a quel cancello laggiù,

appoggiati al bastone con un passo tremante.

10

Chiedi la carità nel nome di Pietro e Paolo.

Chiedi la carità dai più alti ai più bassi di lignaggio,

ma da loro non prendere nulla

finché arrivi alla mano della sposa.»

11

Proseguì di buona lena

finché arrivò alla collina indicata.

Quando arrivò al cancello

si appoggiò al bastone con passo

12

La sposa scese le scale tremante.

Anelli d’oro alle sue dita, oggettini d’oro nei capelli,

solo un bicchiere di vino in mano

e lo teneva per darlo al mendicante.

13

Dal bicchiere lui bevve il vino.

Dentro il bicchiere cade un anello di gran valore.

«Lo hai trovato navigando o viaggiando per terre?

O lo hai preso dalla mano di un uomo affogato?»

14

«Non lo presi né per mare né per terra

e nemmeno dalla mano di un uomo affogato

L’ho avuto dal mio amore in un momento d’amore,

lo do al mio amore nel giorno del suo matrimonio.»

15

Dalle sue dita fece cadere gli anelli d’oro,

gli oggetti d’oro dai capelli li gettò contro il muro.

«Ti seguirò per sempre

anche se dovessi mendicare di porta in porta.»

16

Lui che era il più nero fra tutti[31]

ora splende come il più bello fra tutti nella sala.

Lui che era celibe all’alba,

rubò la sposa allo sposo.

(Testo presente nellalbum Blood and Roses vol. 3 di Ewan Mc Call e Peggie Seeger)

 

Il fatto che questa versione sia stata raccolta in Canada presso emigranti irlandesi ha sicuramente influenzato il formarsi della prima strofa che non sembra essere attinente con la storia ma, piuttosto, con la nostalgia dell’emigrante che vorrebbe tornare in patria. Tutta la storia in realtà è incentrata sull’idea del viaggio per mare e del ritorno dall’amata che, per trasposizione, può essere l’Irlanda stessa. In questo caso la ballata ha ragioni sentimentali forti che sono una grande spinta per la preservazione del canto, proprio perché il loro significato travalica la storia narrata.

Che vi sia una necessità” di rendere la ballata locale e quindi appartenente ad una cultura circoscritta è testimoniato dal fatto che alcune versioni raccolte in Scozia riportano più o meno questa strofa iniziale:  «In Scotland there was a baby born and its name was young Hind Horn» (In Scozia ci fu un neonato e il suo nome era Hind Horn). La ballata fu cantata prima in Scozia e poi dagli irlandesi. Gli emigranti dell'Irlanda stabilitisi in Canada hanno volutamente cambiato la prima parte mantenendo solo qualche elemento delloriginale ricreando, come era consuetudine dei cantori, una nuova storia.

 

La ballata sopra esposta deriva da un poema in rima, in inglese arcaico, della fine del XIII secolo, il quale, a sua volta, era il risultato di un adattamento alla lingua e alla cultura che si stava formando in Inghilterra, di un altro poema in lingua francese, assai più lungo, che potrebbe essere stato scritto un secolo prima. Il racconto esisteva anche in forma cantata poiché anche una chanson de geste dell'epoca narrava la stessa storia. Tuttavia la trama originale ci viene da una saga vichinga già presente in Danimarca nell'ottavo secolo. Con l'evoluzione delle lingue e dei modi di narrare, anche nei paesi scandinavi si cominciarono a cantare, in epoche successive, ballate che avevano le loro radici in quella saga come abbiamo visto con Hertig Henrik.

Per capire la diffusione europea del racconto è necessario ricostruirne l'evoluzione attraverso la storia. Nel IX secolo i Vichinghi invasero la parte nord orientale della Gran Bretagna e misero piede anche in Irlanda fondando il primo nucleo di quella che diventerà Dublino. Come tutte le invasioni, quella dei Vichinghi non fu indolore ma, progressivamente, quelli che rimasero si amalgamarono con le popolazioni locali che erano di stirpe germanica (Angli e Sassoni) e celtica. Il risultato, oltre a un proficuo scambio di conoscenze, fu la diffusione di racconti provenienti dallarea di cultura vichinga. Fra questi vi era quello che in inglese tre secoli dopo diventerà King Horn. Il racconto era tuttavia unicamente in versione orale e solo con l'invasione dei Normanni nel 1066 divenne un poema in rima. Ma Northmanorum (uomini del nord) era l'appellativo dato dai Franchi, poi Francesi, ai Vichinghi, in gran parte Danesi, che a ondate, fin dalla fine del IX secolo, presero possesso di una terra al nord della odierna Francia che divenne la Normandia (Normanland terra degli uomini del nord). Nel corso dei due secoli prima dell'invasione della Gran Bretagna le generazioni successive ai primi coloni, si amalgamarono con le popolazioni locali di lingua francese e ne adottarono la lingua e la cultura. Non avevano tuttavia dimenticato le loro tradizioni, ma i racconti  venivano ora espressi in lingua francese, sia scritta che orale. E' così che l'antica saga vichinga, che diverrà in inglese King Horn, fu tradotta e adattata ad una forma metrica che prima la trasformerà in una chanson de geste e poi in un poema in rima. 

Con l'arrivo dei Normanni sul suolo britannico si introdusse il modo di poetare francese. La loro cultura era tuttavia un misto fra quella francese e quella vichinga. Fra i racconti in francese vi era naturalmente quello che diventerà in inglese King Horn e che gli Anglo-Sassoni già conoscevano per tradizione orale ma che mai avevano scritto. Questi ultimi impararono dai Normanni la nuova forma di raccontare, che venne chiamata romance[32] (romanzo cavalleresco in rima) e King Horn alla fine del XIII secolo divenne il primo poema in versi in una lingua che, evolvendosi, diventerà quello che oggi è l’inglese. Il nostro romance constava di 825 coppie di versi a rima baciata e veniva letto ad alta voce nelle corti dei nobili. Tuttavia era solo un sesto di quello composto in Francia. Ne consegue che moltissimi dettagli furono scartati lasciando comunque il nucleo principale del racconto che conteneva, anche se in maniera meno evidente, diversi elementi di cultura vichinga. Il racconto fu adattato ad una realtà più vicina a quella del popolo invaso amalgamando i modi di sentire delle due culture.

Quando, sempre grazie alla cultura francese, si affermò il genere ballata, (termine che Chaucer per primo trasformerà nell’inglese ballad) i cantori scelsero le parti del poema che più ricordavano o che reputavano più interessanti. Il risultato fu una profusione di versioni che, pur avendo origine dalla stessa fonte, differivano l’una dall’altra per la scelta degli episodi.

 Vediamo ora un riassunto del romanzo cavalleresco in versi britannico e compariamolo sia con la versione della ballata irlandese raccolta in Canada, che con quella svedese. Nei nomi dei personaggi e in episodi particolari si riconoscono ancora le tracce vichinghe. Tuttavia siamo nel periodo delle crociate e il racconto risente dell'influenza delle chansons de geste da cui la necessità” di combattere i Saraceni. Gli arabi sono aggiunti nel racconto con qualche incongruenza, come vedremo, ma la funzione di tale aggiunta era quella di propagandare l'arruolamento di uomini da mandare a combattere contro gli infedeli. Anche la versione svedese ci fa intuire che Henrik è partito verso est per partecipare ad una crociata. Si imbatte poi in un leone e un elefante che non sono certo tipici animali che si incontrano in Svezia.

King Horn

Horn era figlio di Murry, re di Suddenne[33]. Era un giovane di straordinaria bellezza e aveva dodici amici[34], fra i quali Athulf[35] e Fikenhild erano i suoi favoriti. Un giorno, mentre stava cavalcando, re Murry si imbatté in quindici navi di Saraceni[36] che erano appena approdate. I Saraceni lo uccisero e, per evitare una possibile vendetta in futuro, misero Horn e i suoi dodici compagni su una barca senza remi e senza timone e li lasciarono andare alla deriva[37]. Tuttavia le correnti portarono la barca sulle coste del regno di Westerness[38] a ovest di Suddenne. Il re Ailmar diede loro il benvenuto e li affidò ad Athelbrus, il suo consigliere, perché provvedesse alla loro educazione. Rymenhild, la figlia del re, sinnamorò di Horn e dopo aver convinto, non senza difficoltà, Athelbrus a condurlo nel suo appartamento privato, si offrì a lui come moglie. Horn le rispose che sarebbe stato un matrimonio sconveniente essendo egli solo un servo[39] e lei figlia di Ailmar. Questa risposta ferì grandemente Rymenhild e Horn fu così commosso dal suo dolore che le promise di fare qualsiasi cosa a patto che lei chiedesse a suo padre di ordinarlo cavaliere. Il padre acconsentì e Horn investì a sua volta i suoi dodici amici che divennero anchessi cavalieri. Rymenhild mandò a chiamare Horn per indurlo a sposarla. Horn tuttavia rispose che prima doveva dimostrare di essere un vero cavaliere. Se fosse tornato vivo da unimpresa guerresca, allora lavrebbe sposata. Ricevuta questa risposta Rymenhild gli diede un anello di pietre preziose che aveva il potere di renderlo invincibile purché lavesse guardato pensando a lei[40].

Il giovane cavaliere ebbe la sorte di imbattersi immediatamente in una nave piena di Saraceni e, con laiuto dellanello, fu in grado di ucciderne un centinaio[41] dei migliori. Il giorno seguente andò a far visita a Rymenhild.  La trovò affranta a causa di un brutto sogno nel quale lei aveva buttato una rete in mare e un grosso pesce laveva rotta. Horn tentò di confortarla, ma non riuscì a nascondere la sua apprensione temendo anchegli guai in arrivo. Il pesce si rivelò essere Fikenhild, lamico del cuore di Horn, il quale parlò al re Ailmar dellintimità che si era venuta a creare tra i giovani e aggiunse che Horn aveva lintenzione di ucciderlo e di sposare la principessa. Ailmar si adombrò molto e fu nello stesso tempo addolorato. Trovò Horn nellappartamento privato della figlia e gli ordinò di lasciare il suo reame immediatamente. A nulla valse la replica di Horn, il quale dovette sellare il cavallo e prendere le sue armi. Prima di partire tornò da Rymenhild e le disse che sarebbe andato per terre straniere per sette anni[42].

Se nel frattempo non fosse tornato o non avesse inviato sue notizie, lei avrebbe potuto scegliersi un altro marito.

Salpò verso ovest fino a giungere in Irlanda. Appena arrivato incontrò due principi che lo invitarono a prendere servizio presso il loro padre. Il re Thorston[43] lo accolse benevolmente ed ebbe immediatamente loccasione di servirsi di lui. A Natale venne alla corte un gigante con un messaggio da parte dei Saraceni appena giunti. Questi proponevano che uno di loro combattesse contro tre cristiani. Se i cristiani avessero ucciso il loro campione saraceno, avrebbero lasciato quella terra ma, nel caso che il loro campione avesse ucciso i tre cristiani, si sarebbero impossessati del regno. Horn rifiutò con scherno di combattere a quelle condizioni: propose che lui solo avrebbe combattuto contro tre Saraceni. Così fece e nel corso del combattimento venne a sapere che quelli erano i Saraceni che avevano ucciso suo padre. Horn guardò il suo anello, pensò a Rymenhild e si buttò sui suoi nemici. Questa volta tutto lesercito prese parte alla battaglia[37] che fu vittoriosa, ma il re Thorston perse molti uomini fra i quali i suoi stessi figli. Non avendo più eredi offrì a Horn la mano di sua figlia Reynild e la successione al trono. Horn rispose che non aveva ancora meritato una tale ricompensa e che avrebbe servito il re per altro tempo. Sperava che poi, se avesse richiesto in sposa la figlia, il re non avrebbe rifiutato la proposta.

Sette anni stette Horn con il re Thorston e da Rymenhild non andò mai né tanto meno scrisse. Fu un periodo molto triste per Rymenhild e, come se non bastasse, il re Modi di Reynis la chiese in sposa e suo padre acconsentì. Il matrimonio si sarebbe celebrato da lì a pochi giorni. Rymenhild mandò messaggeri in ogni dove in cerca dell'amato fino a quando un giorno, andando a caccia, Horn incontrò uno di loro e venne a sapere come stavano le cose. Le mandò un messaggio dicendole di non preoccuparsi: lui sarebbe arrivato prima del matrimonio. Sfortunatamente il messaggero affogò sulla via del ritorno e Rymenhild, mentre cercava a fatica con gli occhi un raggio di speranza fuori della porta, vide il suo corpo trascinato via dalle onde. Nel frattempo Horn fece ampia confessione a re Thorston e gli chiese un aiuto che fu generosamente accordato. Poté così salpare in direzione di Westerness con un piccolo esercito.

Arrivò di mattina il giorno del matrimonio, lasciò i suoi uomini nel bosco e si diresse solo, verso la corte di re Ailmar. Incontrò un pellegrino a cui chiese notizie. Il pellegrino veniva dal matrimonio di Rymenhild e riferì che la fanciulla piangeva e non voleva sposarsi poiché diceva di avere  un marito che era lontano in altre terre.

Horn cambiò le sue vesti con quelle del pellegrino, si sporcò il viso e le mani e contorse le labbra. Così si presentò ai cancelli del re. Luomo di guardia non ne voleva sapere di farlo entrare. Allora Horn aprì il portone a calci, buttò il guardiano giù dal ponte, si diresse verso il salone e lì si sedette nel settore riservato ai mendicanti. Rymenhild, benché triste e disperata, partecipò al banchetto e dopo aver mangiato si alzò per dare da bere, con un corno, a tutti i cavalieri e nobili. Così era lusanza[45]. Horn la chiamò, lei ripose il corno e gli riempì una ciotola, ma Horn non volle bere da quella[46]. Poi disse misteriosamente: «Tu pensi che io sia un mendicante, ma in realtà sono un pescatore venuto dal lontano oriente[47] per pescare alla tua festa. La mia rete è qui a portata di mano e ha sette anni. Sono venuto a vedere se ha preso qualche pesce». Rymenhild lo guardò e le si gelò il cuore. Che cosa volesse intendere con il verbo pescare non lo riusciva a comprendere. Riempì il suo corno e bevve alla sua salute, lo porse al pellegrino e disse: «Bevi quello che ti spetta e dimmi se per caso hai visto Horn». Horn bevve e gettò lanello dentro il corno. Quando la principessa andò nella sua stanza privata, trovò nel fondo del corno lanello che aveva dato a Horn. Temeva che fosse morto e per saperne di più mandò a chiamare il pellegrino. Questi le confermò che Horn era morto durante il suo viaggio verso Westerness e prima di morire lo aveva pregato di andare dalla principessa Rymenhild con lanello. Rymenhild non poté sopportare quello che aveva udito. Si gettò sul letto e prese il pugnale che aveva nascosto per uccidere il re Modi e se stessa se Horn non fosse tornato, e se lo puntò verso il cuore. A quel punto Horn la fermò gridando: «Io sono Horn!». Grande fu la sua gioia, ma non era tempo di indulgere troppo. Horn andò a radunare i suoi uomini, rientrò con loro nel castello e uccise tutti quelli che erano al banchetto[48]  eccetto il re Ailmar e i suoi vecchi amici tra i quali il suo fedele amico Athulf. Horn risparmiò anche Fikenhild in cambio di un giuramento di fedeltà da parte sua e dei suoi amici.

Poi si fece riconoscere da Ailmar, negò le accuse che gli erano state mosse e disse che non avrebbe sposato Rymenhild nemmeno in quella circostanza, almeno fino a quando non avesse riconquistato il suo precedente regno di Sudenne.

Si mise subito a organizzarne la riconquista ma, mentre era impegnato a cacciare i Saraceni dalla sua terra e a ricostruire chiese[49], lo spergiuro Fikenhild corruppe giovani e vecchi per farli stare dalla sua parte. Prima costruì una fortezza, poi sposò Rymenhild e là organizzò una festa di nozze.

Horn, avvisato da un sogno, fece rotta di nuovo verso Westerness e vide il nuovo castello di Fikenhild. Il cugino Athulf stava sulla spiaggia per informarlo di cosa era successo e di come Fikenhild avesse sposato Rymenhild proprio quel giorno. Fikenhild aveva ingannato Horn due volte. Horn si travestì e fece travestire i suoi cavalieri da suonatori darpa e violinisti[50] e grazie alla loro musica ebbero accesso al castello. Appena entrato guardò il suo anello e pensò a Rymenhild. Fikenhild e i suoi uomini furono presto uccisi. Fece sposare Athulf con la figlia di re Thurston e fece diventare Rymenhild regina di Sudenne.

È evidente come la ballata abbia tagliato la maggior parte dei personaggi e degli avvenimenti.

I Saraceni scompaiono nellevoluzione di questo canto narrativo popolare nel momento in cui non costituiscono più un pericolo. Vi sono parecchi elementi tuttavia che ci potrebbero far pensare a una storia ben più antica.

Come non pensare a Ulisse e al suo ritorno a Itaca? I punti in comune con lOdissea sono numerosi:

Sia Hind Horn che Ulisse vanno per mare e stanno lontani per parecchi anni. Entrambi affrontano una guerra che sarà vittoriosa.

Sia Rymenhild che Penelope sono costrette a scegliere un altro marito.

Sia Hind Horn che Ulisse si vestono da mendicante per entrare nel palazzo e non si fanno riconoscere dalle loro amate.

Arrivano proprio nel giorno della scelta del marito (Odissea) o del matrimonio (King Horn).

Alla fine della storia fanno strage chi dei Proci, chi dei nemici e riconquistano il potere.

Storie antiche che rivivono, si trasformano e si adattano alle nuove esigenze? Probabilmente sì perché lOdissea appartiene allimmaginario collettivo dei popoli europei e linconscio lavora e fabbrica nuove avventure tenendo ferme le basi e i pilastri che sostengono limpianto costruttivo, così come avviene per le varianti delle ballate. LOdissea è stato il primo poema cantato incentrato su un solo protagonista e le sue avventure e come tale ha fatto scuola e la sua eco non si è spenta nemmeno oggi nei nuovi romanzi.

Recenti ricerche storiche fanno avanzare ipotesi che la storia narrata nell'Odissea possa aver avuto origine tra i popoli che abitavano l'odierna Scandinavia. Questi popoli migrarono verso il sud dell'Europa e presumibilmente contribuirono al formarsi della cultura greca. Ciò spiegherebbe la finora misteriosa origine dei Micenei. Se questa ipotesi fosse comprovata non sarebbe più così sorprendente constatare che King Horn e l'Odissea abbiano dei punti in comune.

Il racconto contenuto in King Horn, con tutte le varianti in forma di ballata, romanzo cavalleresco in rima o racconto breve, è presente in molte culture e lingue europee. El Conde Dirlos è una ben nota versione spagnola, ma la più conosciuta è quella tedesca, di solito titolata Der edle Moringer, divenuta popolare nel 19° secolo grazie ai fratelli Grimm che ne raccolsero diverse varianti. Come al solito ne trassero una sola in forma di fiaba che tuttavia conteneva i principali episodi di tutte le altre.

Anche in Italia si formarono ballate che contenevano gli stessi episodi riscontrati in diverse varianti europee. Una di queste ballate viene dal sud della Francia ma esistono varianti in Piemontese.

 

L’Moru Sarasin

(Nigra 40)

 

(Giordano Dall'Armellina, Maurizio Dehò)

 

Personaggi: Il bel galante (marito), Fiurensa (la sposa), la madre di lui, tre lavandaie, le serve di Fiurensa, il Moro Saracino.

Luoghi:  Terre lontane, la casa della madre, il castello del Moro Saracino.

 

Bel galante si marida                         Bel galante[51] si sposa

luntan fora d pais.                            lontano dal suo paese.

La piait na spusa giuvni                   Ha preso una sposa giovane

cha s seva gnanc vestì.                   che non sapeva neanche vestirsi.

 

Bel galant le andà a la guera            Il bel galante è andato in guerra,

per set an na turna pi                        per sette anni non torna più

e la povera Fiurensa                         e la povera Fiorenza

l’é restà sensa marì.                          è rimasta senza marito.

 

«Oh mama dla mia mama              «Oh mamma, madre mia,

v racumand la mia muje,                vi raccomando mia moglie.

si turn nen da si set ani,                   Se non torno fra sette anni,

vui turnela a maridé.»                      rifatela sposare.»

 

E a la fin de li set ani                       E alla fine dei sette anni

bel galant sa le rivà.                      il bel galante è arrivato.

«Oi mama dla mia oi mama,          «Oh mamma, madre mia,

Fiurensa ndua l’è nda?»                dove è andata Fiorenza?»

 

Sua mama a la finestra:                    Sua mamma alla finestra:

«Fiurensa a je pà pì,                       «Fiorenza non è più qui,

a l’é staita rubeia                             è stata rapita

dal Moru Sarasin.»                          dal Moro Saracino.»

 

«Campeme giü la spèja                    «Buttatemi giù la spada

culà dal pumelin dor,                     quella dallimpugnatura doro,

vöi andé trové Fiurensa                  vado a cercare Fiorenza,

a duveisa anca muri!»                     dovessi anche morire!»

 

Quand l’è stait a mita la strada      Quando è stato a metà del cammino[52]

poc luntan da so castel,                  poco lontano dal suo castello,

la vedü tre lavandere                     ha visto tre lavandaie

cha j lavavu so fardel.                   che lavavano il loro fardello.

 

«E mi u dig tre lavandere,             «E io vi dico tre lavandaie,

d chi a l’è cul bel castel?»              di chi è quel bel castello?»

«Cul castel cuma ’s dumanda,     «Quel castello, come si domanda,

l’è del Moru Sarasin.»                      è del Moro Saracino.»

 

Oh tun tun pica a la porta:               Oh tun tun batte alla porta:

«Fiurensa mni a durbì!                      «Fiorenza venite ad aprire!

Oh vni a durbì Fiurensa,                  Oh venite ad aprire Fiorenza

cha je d gent del vost pais.»   che c’è gente del vostro paese.»

 

«Oh cume cha pudrà desei            «Oh come può essere

d la gent del me pais                       qui della gente del mio paese

cha j’é gnanc la rundanina       che non c’è neanche la rondinella

cha l’à l vol cusì gentil?»          che ha il volo così gentile?»

 

«Fé d limosna n pò d limosna      «Fate lelemosina, un po delemosina

a stu pover pelegrin.»                      a questo povero pellegrino.»

E n fasendj la limosna,                   E facendogli lelemosina

a la vist so anel al dil.                   ha visto il suo anello al dito.

 

«Oh munté, munté vui bela!            «Oh montate, montate, voi bella!

oh munté ’n sel caval gris.»          Oh montate sul cavallo grigio.»

«Steme alegre mie creade,          «Statemi allegre serve mie,

mi m na turnu al me pais.»             io me ne torno al mio paese.»

 

Quan sun stait mità la strada          Quando sono stati a metà della strada

scuntru l Moru Sarasin.                incontrano il Moro Saracino.

Oi sa l’àn basà la testa,                 Oi se hanno abbassato la testa,

ognidùn fa l so camin.                  ognuno fa il suo cammino.

 

(Dalla raccolta di Leone Sinigaglia, Vecchie canzoni popolari del Piemonte, Torino 1868. La melodia è invece tratta da una versione occitana)

 

In sole tredici strofe abbiamo un racconto completo che rivela tuttavia aspetti non del tutto conosciuti o messi in rilievo dai libri di storia.

Fiorenza è così giovane che non è in grado di vestirsi da sola. Il matrimonio avviene quando Fiorenza è ancora bambina e il fatto doveva essere comune in Europa come testimoniano i testi di altre ballate. Nella ballata spagnola El conde Dirlos si parla di una mochacha de poca edad e nei nomi delle eroine si evince la loro età: Blancaniña, Albaniña, Claraniña dove niña significa bambina.

Si deduce pertanto che il matrimonio era stato combinato, come spesso avveniva nei tempi andati in Europa e come succede tuttora in alcune parti dellOriente e dellAfrica.

Si noti limmediatezza e la rapidità della storia. I sette anni di allontanamento, così come era avvenuto per lanno di assenza di Don Bosco nella Muerte ocultada, passano in un attimo. La madre, come sempre nelle ballate, vede arrivare il figlio da lontano, comunica laccaduto e leroe riparte cambiando solo la spada senza neanche riposarsi. Nel momento topico della narrazione incontra tre lavandaie. Le tre donne hanno la funzione dei tre aiutanti magici delle fiabe quando danno alleroe le informazioni giuste per vincere nella sua impresa. Il cavaliere ritrova la sposa usando stesso espediente di King Horn e come lui si fa riconoscere grazie allanello. Anche qui viene sconfitto un Saraceno.

Possiamo così riassumere i punti in comune con King Horn:

Il bel galante, come King Horn, è lontano dal suo paese.

Partono per la guerra dove staranno via sette anni.

Entrambi dicono che dopo sette anni, se non dovessero tornare, le donne si potranno (ri)sposare.

Vi è il rapimento (Fikenhild rapisce Rymenhild e il Moro Saracino Fiorenza. Entrambi le portano nel loro castello).

Vi è l’incontro con degli informatori (mendicante/lavandaie).

Vi è il travestimento da mendicante/pellegrino per entrare nel castello.

Il riconoscimento avviene attraverso l’anello.

L’eroe riconquista la sua donna.


Notes

[30] Saladino, alias Saleh ad-din (1138-1193) era il sultano di Egitto e Siria. Divenne leggendario, anche fra i Cristiani,  per la sua generosità, audacia e saggezza. 

[31]Era il più nero poiché si era sporcato per sembrare un mendicante.

[32] Curiosa levoluzione di questa parola medievale, che allinizio denotava un racconto scritto in una lingua di origine latina, cioè proveniente da Roma e che in inglese moderno significa storia damore per il fatto che nei romanzi cavallereschi medievali non mancava mai lintreccio fra gesta eroiche e storie damore. Fra i romanzi cavallereschi più famosi vanno annoverati quelli di Lancillotto e Ginevra e Tristano e Isotta.

[33]Non esiste storicamente nessun luogo con tale nome, ma l'iniziale Sud di Suddenne fa propendere per un sito nel sud Europa conquistato dagli Arabi.

[34] Fin dall’inizio si utilizza un numero simbolico, proprio della tradizione babilonese ed ebraica, che in questo caso evoca nell’ascoltatore altre storie quali quelle di Gesù e i suoi dodici apostoli (anche Horn sarà tradito da uno dei suoi amici) e, soprattutto, i dodici cavalieri della tavola rotonda e i dodici paladini di Carlo Magno eroi delle chansons de geste.

[35]Il nome ricorda Beowulf, l'eroe del primo manoscritto in lingua anglo-sassone probabilmente dell'ottavo secolo. 

[36] Così venivano chiamati in Europa gli arabi in genere e i pirati in particolare. In realtà i veri Saraceni erano una tribù nomade che avevano come territorio parte dell’attuale Giordania e che nemmeno i Romani riuscirono a sconfiggere. Da qui la loro nomea di combattenti temibili. Per estensione anche gli altri popoli limitrofi vennero chiamati Saraceni. Le scorrerie saracene non raggiunsero mai le isole britanniche, quindi ci si riferisce ad un regno di fantasia situato forse nel sud della Francia dove in effetti i Saraceni, fra il nono e il decimo secolo ebbero dei feudi, come per esempio l'odierna Saint-Tropez, che durarono anche più di ottant'anni.

[37] Come abbiamo già visto per la ballata Edward quella di lasciare i condannati a morte su una barca senza remi nè timone al largo, era in realtà un’usanza vichinga. Per i Saraceni sarebbe stato più sbrigativo e meno rischioso ucciderli subito, ma il racconto poi non avrebbe avuto un seguito.

[38]Il fatto che l'altro regno si chiami Westerness (luogo posto a occidente) rinforza la tesi che Suddenne fosse a sud.

[39] Horn, avendo perso il suo regno, non era più principe, ma un semplice servo.

[40] L’atto di dare un anello magico appartiene sia alla favolistica europea che a quella asiatica. Era una credenza comune nell’Europa medievale che le pietre preziose avessero dei poteri magici.

[41] Lesagerazione è tipica dei racconti con contenuti magici legati alla favolistica. Qui l'eroe viene esaltato come sterminatore di Saraceni, quindi come fulgido esempio da imitare in una eventuale crociata.

[42] Il riferimento al numero sette non è casuale: è un altro numero magico o simbolico proprio della cultura popolare giudaico-europea. È spesso legato alla morte o al cambiamento. Inoltre c’è da sottolineare che nel Medioevo se un uomo decideva di prestare servizio presso un esercito doveva in genere firmare per sette anni. Se un marito partiva per la guerra e non tornava entro i sette anni, la moglie poteva risposarsi. Ecco perché Horn poi dirà a Rymenhild che potrà sposarsi se lui non dovesse tornare dopo sette anni. La stessa cosa disse Hertik Henrik nella versione svedese.

[43]E' improbabile che un re irlandese si chiami Thorston che significa figlio di Thor, divinità germano-scandinava corrispondente al Giove romano.

[44] Il racconto si rifà a ciò che effettivamente accadeva in Spagna prima di una battaglia fra cristiani e mori. Tre cavalieri arabi sfidavano tre cavalieri cristiani all'ultimo sangue. Il risultato del confronto era percepito come di buono o cattivo auspicio per la battaglia che si sarebbe svolta successivamente fra i due eserciti. Ecco perché subito dopo le sfide fra Horn e i tre Saraceni si scatena la battaglia. È evidente che, sebbene il racconto sia ambientato in Irlanda, dove mai arrivarono i Saraceni, si parli in realtà di gesta eroiche di paladini del cristianesimo in lotta contro gli Arabi in Spagna. In ciò l’influenza delle chansons de geste è ancora molto forte e si trasportano in Irlanda avvenimenti accaduti altrove.

[45] L'usanza era in realtà vichinga ed è ben rappresentata nel celebre arazzo di Bayeux nel quale si vedono nobili Vichinghi alzare i corni usati come bicchieri.

[46] Solo i nobili potevano bere dal corno. Horn è un nobile e rifiuta di bere dalla ciotola che è riservata alla gente comune.

[47] Il racconto ci dice che è stato in Irlanda, quindi a Occidente, ma questa contraddizione rivela la verità. Horn in realtà è stato in oriente alle Crociate dove, con più logica, avrebbe sconfitto i Saraceni.

[48]Non si capisce la ragione di questo massacro. Forse voleva far capire a re Ailmar che lui era più forte e che la figlia doveva concederla a lui.

[49] Chiaro qui il riferimento alle crociate per cacciare gli Arabi dalla Spagna e da Gerusalemme. I Saraceni erano i nemici della cristianità e potevano assolvere quel ruolo in qualsiasi tipo di racconto, soprattutto se inducevano gli uomini ad arruolarsi per combatterli.

[50]Per i Normanni, ovvero per i Vichinghi, la musica dell'arpa o altri strumenti a corda era essenziale per ogni festa. Persino nelle spedizioni guerresche non potevano mancare i musici che invogliavano al canto, percepito come unificatore di intenti.

[51] Bel galante è una di quelle definizioni tipiche che incontriamo spesso nelle ballate e sta a indicare la nobiltà del personaggio.

[52] Dal testo si deduce che leroe non è di fatto a metà del cammino poiché è già vicino al castello del Moro. La frase è un codice che indica che ci sarà una svolta nella storia.