Racconti comuni in ballate italiane, svedesi e britanniche: un confronto
La Morte Occultata Il ritorno del figlio avvelenato Edward Come un'antica saga vichinga Sigismondo e Adelin De Två Systrarna (Le Due Sorelle) Esercizi Interattivi
4. Come un'antica saga vichinga diventa una chanson de geste, un poema in rima, una ballata e infine una novella del Decamerone Iniziamo il nostro percorso con una versione svedese di una ballata, derivante da un'antica saga, della quale riproduciamo il testo e il riassunto relativo. Si tenga presente che il genere ballata nei paesi scandinavi si evidenzia non prima della fine del 1200 a Bergen, in Norvegia quando i poemi cavallereschi provenienti dalla Francia sono tradotti in forma di saga. Queste nuove saghe saranno poi la base per la creazione di ballate come per esempio “Roland og Magnus kongjen” (Rolando e re Carlo Magno). Nello stesso periodo erano popolari anche le fornaldersagas (le saghe dei vecchi tempi) che furono la base tematica per molte ballate successive che a loro volta furono “esportate” verso altri paesi europei come è il caso per Hertig Henrik che diverrà nelle isole britanniche Hind Horn. Qui prendiamo ad esempio una versione svedese che oltre a Hertig Henrik può avere diversi titoli fra cui Herr Lagman och Herr Thor, Lageman och hans Brud, etc.
Hertig Henrik comunica alla moglie la sua intenzione di andarsene via per sette anni verso est. Se non tornerà entro quel termine lei potrà sposare un altro uomo di suo gradimento. Prima di partire Hertig taglia un anello in due, ne dà una metà alla moglie e tiene l'altra per sé. Si può presumere che andrà a combattere gli Arabi visto che viene fatto prigioniero da un non identificato signore pagano e dalla sua consorte per sette anni. Un'amante lo libera e gli fornisce una spada con la quale aiuta un leone che sta combattendo contro un elefante. Il leone, grato per l'aiuto, mentre Henrik sta dormendo, lo riporta al suo paese. Al risveglio un pastore lo informa che sua moglie sta per sposare un altro uomo. Si precipita verso casa fingendo di essere un povero pellegrino e chiede ristoro. Lei risponde dicendo che non aveva mai visto un povero pellegrino accompagnato da un leone e tuttavia gli dà qualcosa da bere. A questo punto lui lascia cadere il mezzo anello nella ciotola e la ritorna alla moglie. Lei beve dalla stessa ciotola e trova la metà dell'anello sul fondo, prende l'altra metà dalla tasca e ricostruisce l'anello. Vista l'evidenza tutti li riconoscono come veri marito e moglie.
Boccaccio venne a sapere del racconto (forse arrivato nel sud Italia grazie ai Normanni) e lo rielaborò a suo modo. Lo ambientò in parte a Pavia e in parte ad Alessandria d'Egitto. E' la nona novella del decimo giorno del Decamerone. In essa il Saladino[30], per poter scoprire i preparativi dei cristiani che si apprestavano alla crociata, decide di travestirsi da mercante ed andare in Europa a verificare, per quanto possibile, il numero dei partenti. Nei pressi di Pavia, all'imbrunire, si imbatte in Messer Torello che, vista l'ora tarda, si offre di ospitarlo a casa sua. L'ospitalità si rivela quanto mai generosa e il Saladino ne rimane estasiato. Mentre il Saladino ritorna in patria, Messer Torello decide di unirsi alle crociate e chiede alla moglie di aspettarlo un anno, un mese e un giorno prima di risposarsi. Nel giorno della partenza la moglie gli dà un anello dicendogli: “Se egli avviene che io muoia prima che io ti rivegga, ricordivi di me quando il vedrete.” Dopo essere arrivato ad Acri, roccaforte cristiana in Medio Oriente, Messer Torello viene fatto prigioniero dal Saladino e trasferito ad Alessandria d'Egitto. Quivi il sultano lo riconosce e liberatolo gli affida la cura dei suoi falconi e lo tratta con tutte le cortesie per ricambiare l'ospitalità ricevuta a Pavia. Torello si trova così bene presso il Saladino che quasi si dimentica della Lombardia, di casa sua e di sua moglie. Tuttavia, grazie a dei mercanti genovesi, invia una lettera alla moglie dicendogli della sua situazione. A causa di una tempesta la nave affonda e con essa la lettera di Messer Torello. Nel frattempo si sparge la notizia in Italia che un altro uomo di nome Torello, aveva perso la vita in Egitto. Credendo che fosse il vero Torello, la famiglia sollecita la presunta vedova a prendere di nuovo marito il giorno dopo della scadenza prefissata. Una settimana prima della scadenza Messer Torello viene a sapere del naufragio della nave e la sola idea che la moglie possa prendere di nuovo marito lo fa diventare quasi pazzo. Saladino si offre di aiutarlo e chiama il suo negromante il quale, grazie ai suoi poteri magici, lo trasporta in una sola notte a Pavia. Arriva la notte prima del matrimonio e il giorno seguente Torello si presenta alla cerimonia vestito da saraceno. Dice alla moglie, che non lo riconosce anche a causa di una lunga barba che gli copre il viso, che è un'usanza di cortesia nel suo paese che la sposa offra una coppa di vino agli stranieri presenti alle nozze. Lei dovrà poi finire il vino non bevuto dall'ospite. La futura sposa acconsente e Messer Torello avendosi l'anello di lei messo in bocca, sì fece che bevendo il lasciò cadere nella coppa, senza avvedersene alcuno, e poco vino lasciatovi, quella ricoperchiò e mandò alla donna. Quando l'inconsapevole moglie scopre di nuovo la coppa e vede l'anello, riconosce suo marito e gli si getta fra le braccia. Segue una grande festa durante la quale sono presentati i regali di Saladino. E' evidente che molti episodi sono comuni con la ballata svedese Hertig Henrik:
Le novelle di Boccaccio erano ben conosciute in Europa ed alcune di esse svolsero lo stesso ruolo che giocò La chanson de Roland quando fu messa in versi da Turoldo. I racconti già circolavano oralmente in diverse lingue in Europa, ma Boccaccio rinforzò le antiche radici che avevano prodotto molte varianti, fissando con lo scritto un nuovo racconto che poteva essere morfologicamente accolto dagli ascoltatori avvezzi allo schema. Non c'è dunque da meravigliarsi se si formarono altre ballate in Europa con le stesse radici e la stessa morfologia. Pur evolvendosi attraverso i secoli hanno mantenuto i caratteri morfologici ripetitivi che ci riconducono ad una fonte primeva che mantiene l’originale impianto costruttivo. Le varianti raccolte nelle isole britanniche e in America si distaccano parecchio dalla nostra versione svedese e tuttavia si possono riconoscere ancora molti elementi. Hind Horn (Child 17)
(Giordano Dall'Armellina, Maurizio Dehò, Gianpietro Marazza)
Hind Horn è probabilmente la ballata britannica più antica. È stata preservata nelle versioni più complete in Scozia e Irlanda ma, grazie agli emigranti irlandesi, è approdata anche nel New Brunswick (Canada). La versione qui riprodotta è stata raccolta all’inizio del XX secolo proprio in Canada.
(Testo presente nell’album Blood and Roses vol. 3 di Ewan Mc Call e Peggie Seeger)
Il fatto che questa versione sia stata raccolta in Canada presso emigranti irlandesi ha sicuramente influenzato il formarsi della prima strofa che non sembra essere attinente con la storia ma, piuttosto, con la nostalgia dell’emigrante che vorrebbe tornare in patria. Tutta la storia in realtà è incentrata sull’idea del viaggio per mare e del ritorno dall’amata che, per trasposizione, può essere l’Irlanda stessa. In questo caso la ballata ha ragioni sentimentali forti che sono una grande spinta per la preservazione del canto, proprio perché il loro significato travalica la storia narrata. Che vi sia una “necessità” di rendere la ballata locale e quindi appartenente ad una cultura circoscritta è testimoniato dal fatto che alcune versioni raccolte in Scozia riportano più o meno questa strofa iniziale: «In Scotland there was a baby born and its name was young Hind Horn» (“In Scozia ci fu un neonato e il suo nome era Hind Horn”). La ballata fu cantata prima in Scozia e poi dagli irlandesi. Gli emigranti dell'Irlanda stabilitisi in Canada hanno volutamente cambiato la prima parte mantenendo solo qualche elemento dell’originale ricreando, come era consuetudine dei cantori, una nuova storia.
La ballata sopra esposta deriva da un poema in rima, in inglese arcaico, della fine del XIII secolo, il quale, a sua volta, era il risultato di un adattamento alla lingua e alla cultura che si stava formando in Inghilterra, di un altro poema in lingua francese, assai più lungo, che potrebbe essere stato scritto un secolo prima. Il racconto esisteva anche in forma cantata poiché anche una chanson de geste dell'epoca narrava la stessa storia. Tuttavia la trama originale ci viene da una saga vichinga già presente in Danimarca nell'ottavo secolo. Con l'evoluzione delle lingue e dei modi di narrare, anche nei paesi scandinavi si cominciarono a cantare, in epoche successive, ballate che avevano le loro radici in quella saga come abbiamo visto con Hertig Henrik. Per capire la diffusione europea del racconto è necessario ricostruirne l'evoluzione attraverso la storia. Nel IX secolo i Vichinghi invasero la parte nord orientale della Gran Bretagna e misero piede anche in Irlanda fondando il primo nucleo di quella che diventerà Dublino. Come tutte le invasioni, quella dei Vichinghi non fu indolore ma, progressivamente, quelli che rimasero si amalgamarono con le popolazioni locali che erano di stirpe germanica (Angli e Sassoni) e celtica. Il risultato, oltre a un proficuo scambio di conoscenze, fu la diffusione di racconti provenienti dall’area di cultura vichinga. Fra questi vi era quello che in inglese tre secoli dopo diventerà King Horn. Il racconto era tuttavia unicamente in versione orale e solo con l'invasione dei Normanni nel 1066 divenne un poema in rima. Ma “Northmanorum” (uomini del nord) era l'appellativo dato dai Franchi, poi Francesi, ai Vichinghi, in gran parte Danesi, che a ondate, fin dalla fine del IX secolo, presero possesso di una terra al nord della odierna Francia che divenne la Normandia (Normanland – terra degli uomini del nord). Nel corso dei due secoli prima dell'invasione della Gran Bretagna le generazioni successive ai primi coloni, si amalgamarono con le popolazioni locali di lingua francese e ne adottarono la lingua e la cultura. Non avevano tuttavia dimenticato le loro tradizioni, ma i racconti venivano ora espressi in lingua francese, sia scritta che orale. E' così che l'antica saga vichinga, che diverrà in inglese King Horn, fu tradotta e adattata ad una forma metrica che prima la trasformerà in una chanson de geste e poi in un poema in rima. Con l'arrivo dei Normanni sul suolo britannico si introdusse il modo di poetare francese. La loro cultura era tuttavia un misto fra quella francese e quella vichinga. Fra i racconti in francese vi era naturalmente quello che diventerà in inglese King Horn e che gli Anglo-Sassoni già conoscevano per tradizione orale ma che mai avevano scritto. Questi ultimi impararono dai Normanni la nuova forma di raccontare, che venne chiamata romance[32] (romanzo cavalleresco in rima) e King Horn alla fine del XIII secolo divenne il primo poema in versi in una lingua che, evolvendosi, diventerà quello che oggi è l’inglese. Il nostro romance constava di 825 coppie di versi a rima baciata e veniva letto ad alta voce nelle corti dei nobili. Tuttavia era solo un sesto di quello composto in Francia. Ne consegue che moltissimi dettagli furono scartati lasciando comunque il nucleo principale del racconto che conteneva, anche se in maniera meno evidente, diversi elementi di cultura vichinga. Il racconto fu adattato ad una realtà più vicina a quella del popolo invaso amalgamando i modi di sentire delle due culture. Quando, sempre grazie alla cultura francese, si affermò il genere ballata, (termine che Chaucer per primo trasformerà nell’inglese ballad) i cantori scelsero le parti del poema che più ricordavano o che reputavano più interessanti. Il risultato fu una profusione di versioni che, pur avendo origine dalla stessa fonte, differivano l’una dall’altra per la scelta degli episodi. Vediamo ora un riassunto del romanzo cavalleresco in versi britannico e compariamolo sia con la versione della ballata irlandese raccolta in Canada, che con quella svedese. Nei nomi dei personaggi e in episodi particolari si riconoscono ancora le tracce vichinghe. Tuttavia siamo nel periodo delle crociate e il racconto risente dell'influenza delle chansons de geste da cui la “necessità” di combattere i Saraceni. Gli arabi sono aggiunti nel racconto con qualche incongruenza, come vedremo, ma la funzione di tale aggiunta era quella di propagandare l'arruolamento di uomini da mandare a combattere contro gli “infedeli”. Anche la versione svedese ci fa intuire che Henrik è partito verso est per partecipare ad una crociata. Si imbatte poi in un leone e un elefante che non sono certo tipici animali che si incontrano in Svezia. King Horn Horn era figlio di Murry, re di Suddenne[33]. Era un giovane di straordinaria bellezza e aveva dodici amici[34], fra i quali Athulf[35] e Fikenhild erano i suoi favoriti. Un giorno, mentre stava cavalcando, re Murry si imbatté in quindici navi di Saraceni[36] che erano appena approdate. I Saraceni lo uccisero e, per evitare una possibile vendetta in futuro, misero Horn e i suoi dodici compagni su una barca senza remi e senza timone e li lasciarono andare alla deriva[37]. Tuttavia le correnti portarono la barca sulle coste del regno di Westerness[38] a ovest di Suddenne. Il re Ailmar diede loro il benvenuto e li affidò ad Athelbrus, il suo consigliere, perché provvedesse alla loro educazione. Rymenhild, la figlia del re, s’innamorò di Horn e dopo aver convinto, non senza difficoltà, Athelbrus a condurlo nel suo appartamento privato, si offrì a lui come moglie. Horn le rispose che sarebbe stato un matrimonio sconveniente essendo egli solo un servo[39] e lei figlia di Ailmar. Questa risposta ferì grandemente Rymenhild e Horn fu così commosso dal suo dolore che le promise di fare qualsiasi cosa a patto che lei chiedesse a suo padre di ordinarlo cavaliere. Il padre acconsentì e Horn investì a sua volta i suoi dodici amici che divennero anch’essi cavalieri. Rymenhild mandò a chiamare Horn per indurlo a sposarla. Horn tuttavia rispose che prima doveva dimostrare di essere un vero cavaliere. Se fosse tornato vivo da un’impresa guerresca, allora l’avrebbe sposata. Ricevuta questa risposta Rymenhild gli diede un anello di pietre preziose che aveva il potere di renderlo invincibile purché l’avesse guardato pensando a lei[40]. Il giovane cavaliere ebbe la sorte di imbattersi immediatamente in una nave piena di Saraceni e, con l’aiuto dell’anello, fu in grado di ucciderne un centinaio[41] dei migliori. Il giorno seguente andò a far visita a Rymenhild. La trovò affranta a causa di un brutto sogno nel quale lei aveva buttato una rete in mare e un grosso pesce l’aveva rotta. Horn tentò di confortarla, ma non riuscì a nascondere la sua apprensione temendo anch’egli guai in arrivo. Il pesce si rivelò essere Fikenhild, l’amico del cuore di Horn, il quale parlò al re Ailmar dell’intimità che si era venuta a creare tra i giovani e aggiunse che Horn aveva l’intenzione di ucciderlo e di sposare la principessa. Ailmar si adombrò molto e fu nello stesso tempo addolorato. Trovò Horn nell’appartamento privato della figlia e gli ordinò di lasciare il suo reame immediatamente. A nulla valse la replica di Horn, il quale dovette sellare il cavallo e prendere le sue armi. Prima di partire tornò da Rymenhild e le disse che sarebbe andato per terre straniere per sette anni[42]. Se nel frattempo non fosse tornato o non avesse inviato sue notizie, lei avrebbe potuto scegliersi un altro marito. Salpò verso ovest fino a giungere in Irlanda. Appena arrivato incontrò due principi che lo invitarono a prendere servizio presso il loro padre. Il re Thorston[43] lo accolse benevolmente ed ebbe immediatamente l’occasione di servirsi di lui. A Natale venne alla corte un gigante con un messaggio da parte dei Saraceni appena giunti. Questi proponevano che uno di loro combattesse contro tre cristiani. Se i cristiani avessero ucciso il loro campione saraceno, avrebbero lasciato quella terra ma, nel caso che il loro campione avesse ucciso i tre cristiani, si sarebbero impossessati del regno. Horn rifiutò con scherno di combattere a quelle condizioni: propose che lui solo avrebbe combattuto contro tre Saraceni. Così fece e nel corso del combattimento venne a sapere che quelli erano i Saraceni che avevano ucciso suo padre. Horn guardò il suo anello, pensò a Rymenhild e si buttò sui suoi nemici. Questa volta tutto l’esercito prese parte alla battaglia[37] che fu vittoriosa, ma il re Thorston perse molti uomini fra i quali i suoi stessi figli. Non avendo più eredi offrì a Horn la mano di sua figlia Reynild e la successione al trono. Horn rispose che non aveva ancora meritato una tale ricompensa e che avrebbe servito il re per altro tempo. Sperava che poi, se avesse richiesto in sposa la figlia, il re non avrebbe rifiutato la proposta. Sette anni stette Horn con il re Thorston e da Rymenhild non andò mai né tanto meno scrisse. Fu un periodo molto triste per Rymenhild e, come se non bastasse, il re Modi di Reynis la chiese in sposa e suo padre acconsentì. Il matrimonio si sarebbe celebrato da lì a pochi giorni. Rymenhild mandò messaggeri in ogni dove in cerca dell'amato fino a quando un giorno, andando a caccia, Horn incontrò uno di loro e venne a sapere come stavano le cose. Le mandò un messaggio dicendole di non preoccuparsi: lui sarebbe arrivato prima del matrimonio. Sfortunatamente il messaggero affogò sulla via del ritorno e Rymenhild, mentre cercava a fatica con gli occhi un raggio di speranza fuori della porta, vide il suo corpo trascinato via dalle onde. Nel frattempo Horn fece ampia confessione a re Thorston e gli chiese un aiuto che fu generosamente accordato. Poté così salpare in direzione di Westerness con un piccolo esercito. Arrivò di mattina il giorno del matrimonio, lasciò i suoi uomini nel bosco e si diresse solo, verso la corte di re Ailmar. Incontrò un pellegrino a cui chiese notizie. Il pellegrino veniva dal matrimonio di Rymenhild e riferì che la fanciulla piangeva e non voleva sposarsi poiché diceva di avere un marito che era lontano in altre terre. Horn cambiò le sue vesti con quelle del pellegrino, si sporcò il viso e le mani e contorse le labbra. Così si presentò ai cancelli del re. L’uomo di guardia non ne voleva sapere di farlo entrare. Allora Horn aprì il portone a calci, buttò il guardiano giù dal ponte, si diresse verso il salone e lì si sedette nel settore riservato ai mendicanti. Rymenhild, benché triste e disperata, partecipò al banchetto e dopo aver mangiato si alzò per dare da bere, con un corno, a tutti i cavalieri e nobili. Così era l’usanza[45]. Horn la chiamò, lei ripose il corno e gli riempì una ciotola, ma Horn non volle bere da quella[46]. Poi disse misteriosamente: «Tu pensi che io sia un mendicante, ma in realtà sono un pescatore venuto dal lontano oriente[47] per pescare alla tua festa. La mia rete è qui a portata di mano e ha sette anni. Sono venuto a vedere se ha preso qualche pesce». Rymenhild lo guardò e le si gelò il cuore. Che cosa volesse intendere con il verbo pescare non lo riusciva a comprendere. Riempì il suo corno e bevve alla sua salute, lo porse al pellegrino e disse: «Bevi quello che ti spetta e dimmi se per caso hai visto Horn». Horn bevve e gettò l’anello dentro il corno. Quando la principessa andò nella sua stanza privata, trovò nel fondo del corno l’anello che aveva dato a Horn. Temeva che fosse morto e per saperne di più mandò a chiamare il pellegrino. Questi le confermò che Horn era morto durante il suo viaggio verso Westerness e prima di morire lo aveva pregato di andare dalla principessa Rymenhild con l’anello. Rymenhild non poté sopportare quello che aveva udito. Si gettò sul letto e prese il pugnale che aveva nascosto per uccidere il re Modi e se stessa se Horn non fosse tornato, e se lo puntò verso il cuore. A quel punto Horn la fermò gridando: «Io sono Horn!». Grande fu la sua gioia, ma non era tempo di indulgere troppo. Horn andò a radunare i suoi uomini, rientrò con loro nel castello e uccise tutti quelli che erano al banchetto[48] eccetto il re Ailmar e i suoi vecchi amici tra i quali il suo fedele amico Athulf. Horn risparmiò anche Fikenhild in cambio di un giuramento di fedeltà da parte sua e dei suoi amici. Poi si fece riconoscere da Ailmar, negò le accuse che gli erano state mosse e disse che non avrebbe sposato Rymenhild nemmeno in quella circostanza, almeno fino a quando non avesse riconquistato il suo precedente regno di Sudenne. Si mise subito a organizzarne la riconquista ma, mentre era impegnato a cacciare i Saraceni dalla sua terra e a ricostruire chiese[49], lo spergiuro Fikenhild corruppe giovani e vecchi per farli stare dalla sua parte. Prima costruì una fortezza, poi sposò Rymenhild e là organizzò una festa di nozze. Horn, avvisato da un sogno, fece rotta di nuovo verso Westerness e vide il nuovo castello di Fikenhild. Il cugino Athulf stava sulla spiaggia per informarlo di cosa era successo e di come Fikenhild avesse sposato Rymenhild proprio quel giorno. Fikenhild aveva ingannato Horn due volte. Horn si travestì e fece travestire i suoi cavalieri da suonatori d’arpa e violinisti[50] e grazie alla loro musica ebbero accesso al castello. Appena entrato guardò il suo anello e pensò a Rymenhild. Fikenhild e i suoi uomini furono presto uccisi. Fece sposare Athulf con la figlia di re Thurston e fece diventare Rymenhild regina di Sudenne. È evidente come la ballata abbia tagliato la maggior parte dei personaggi e degli avvenimenti. I Saraceni scompaiono nell’evoluzione di questo canto narrativo popolare nel momento in cui non costituiscono più un pericolo. Vi sono parecchi elementi tuttavia che ci potrebbero far pensare a una storia ben più antica. Come non pensare a Ulisse e al suo ritorno a Itaca? I punti in comune con l’Odissea sono numerosi: – Sia Hind Horn che Ulisse vanno per mare e stanno lontani per parecchi anni. Entrambi affrontano una guerra che sarà vittoriosa. – Sia Rymenhild che Penelope sono costrette a scegliere un altro marito. – Sia Hind Horn che Ulisse si vestono da mendicante per entrare nel palazzo e non si fanno riconoscere dalle loro amate. – Arrivano proprio nel giorno della scelta del marito (Odissea) o del matrimonio (King Horn). – Alla fine della storia fanno strage chi dei Proci, chi dei nemici e riconquistano il potere. Storie antiche che rivivono, si trasformano e si adattano alle nuove esigenze? Probabilmente sì perché l’Odissea appartiene all’immaginario collettivo dei popoli europei e l’inconscio lavora e fabbrica nuove avventure tenendo ferme le basi e i pilastri che sostengono l’impianto costruttivo, così come avviene per le varianti delle ballate. L’Odissea è stato il primo poema cantato incentrato su un solo protagonista e le sue avventure e come tale ha fatto scuola e la sua eco non si è spenta nemmeno oggi nei nuovi romanzi. Recenti ricerche storiche fanno avanzare ipotesi che la storia narrata nell'Odissea possa aver avuto origine tra i popoli che abitavano l'odierna Scandinavia. Questi popoli migrarono verso il sud dell'Europa e presumibilmente contribuirono al formarsi della cultura greca. Ciò spiegherebbe la finora misteriosa origine dei Micenei. Se questa ipotesi fosse comprovata non sarebbe più così sorprendente constatare che King Horn e l'Odissea abbiano dei punti in comune. Il racconto contenuto in King Horn, con tutte le varianti in forma di ballata, romanzo cavalleresco in rima o racconto breve, è presente in molte culture e lingue europee. El Conde Dirlos è una ben nota versione spagnola, ma la più conosciuta è quella tedesca, di solito titolata Der edle Moringer, divenuta popolare nel 19° secolo grazie ai fratelli Grimm che ne raccolsero diverse varianti. Come al solito ne trassero una sola in forma di fiaba che tuttavia conteneva i principali episodi di tutte le altre. Anche in Italia si formarono ballate che contenevano gli stessi episodi riscontrati in diverse varianti europee. Una di queste ballate viene dal sud della Francia ma esistono varianti in Piemontese.
L’Moru Sarasin (Nigra 40)
(Giordano Dall'Armellina, Maurizio Dehò)
(Dalla raccolta di Leone Sinigaglia, Vecchie canzoni popolari del Piemonte, Torino 1868. La melodia è invece tratta da una versione occitana)
In sole tredici strofe abbiamo un racconto completo che rivela tuttavia aspetti non del tutto conosciuti o messi in rilievo dai libri di storia. Fiorenza è così giovane che non è in grado di vestirsi da sola. Il matrimonio avviene quando Fiorenza è ancora bambina e il fatto doveva essere comune in Europa come testimoniano i testi di altre ballate. Nella ballata spagnola El conde Dirlos si parla di una mochacha de poca edad e nei nomi delle eroine si evince la loro età: Blancaniña, Albaniña, Claraniña dove niña significa bambina. Si deduce pertanto che il matrimonio era stato combinato, come spesso avveniva nei tempi andati in Europa e come succede tuttora in alcune parti dell’Oriente e dell’Africa. Si noti l’immediatezza e la rapidità della storia. I sette anni di allontanamento, così come era avvenuto per l’anno di assenza di Don Bosco nella Muerte ocultada, passano in un attimo. La madre, come sempre nelle ballate, vede arrivare il figlio da lontano, comunica l’accaduto e l’eroe riparte cambiando solo la spada senza neanche riposarsi. Nel momento topico della narrazione incontra tre lavandaie. Le tre donne hanno la funzione dei tre aiutanti magici delle fiabe quando danno all’eroe le informazioni giuste per vincere nella sua impresa. Il cavaliere ritrova la sposa usando stesso espediente di King Horn e come lui si fa riconoscere grazie all’anello. Anche qui viene sconfitto un Saraceno. Possiamo così riassumere i punti in comune con King Horn: – Il bel galante, come King Horn, è lontano dal suo paese. – Partono per la guerra dove staranno via sette anni. – Entrambi dicono che dopo sette anni, se non dovessero tornare, le donne si potranno (ri)sposare. – Vi è il rapimento (Fikenhild rapisce Rymenhild e il Moro Saracino Fiorenza. Entrambi le portano nel loro castello). – Vi è l’incontro con degli informatori (mendicante/lavandaie). – Vi è il travestimento da mendicante/pellegrino per entrare nel castello. – Il riconoscimento avviene attraverso l’anello. – L’eroe riconquista la sua donna. Notes [30] Saladino, alias Saleh ad-din (1138-1193) era il sultano di Egitto e Siria. Divenne leggendario, anche fra i Cristiani, per la sua generosità, audacia e saggezza. [31]Era il più nero poiché si era “sporcato” per sembrare un mendicante. [32] Curiosa l’evoluzione di questa parola medievale, che all’inizio denotava un racconto scritto in una lingua di origine latina, cioè proveniente da Roma e che in inglese moderno significa “storia d’amore” per il fatto che nei romanzi cavallereschi medievali non mancava mai l’intreccio fra gesta eroiche e storie d’amore. Fra i romanzi cavallereschi più famosi vanno annoverati quelli di Lancillotto e Ginevra e Tristano e Isotta. [33]Non esiste storicamente nessun luogo con tale nome, ma l'iniziale Sud di Suddenne fa propendere per un sito nel sud Europa conquistato dagli Arabi. [34] Fin dall’inizio si utilizza un numero simbolico, proprio della tradizione babilonese ed ebraica, che in questo caso evoca nell’ascoltatore altre storie quali quelle di Gesù e i suoi dodici apostoli (anche Horn sarà tradito da uno dei suoi amici) e, soprattutto, i dodici cavalieri della tavola rotonda e i dodici paladini di Carlo Magno eroi delle chansons de geste. [35]Il nome ricorda Beowulf, l'eroe del primo manoscritto in lingua anglo-sassone probabilmente dell'ottavo secolo. [36] Così venivano chiamati in Europa gli arabi in genere e i pirati in particolare. In realtà i veri Saraceni erano una tribù nomade che avevano come territorio parte dell’attuale Giordania e che nemmeno i Romani riuscirono a sconfiggere. Da qui la loro nomea di combattenti temibili. Per estensione anche gli altri popoli limitrofi vennero chiamati Saraceni. Le scorrerie saracene non raggiunsero mai le isole britanniche, quindi ci si riferisce ad un regno di fantasia situato forse nel sud della Francia dove in effetti i Saraceni, fra il nono e il decimo secolo ebbero dei feudi, come per esempio l'odierna Saint-Tropez, che durarono anche più di ottant'anni. [37] Come abbiamo già visto per la ballata Edward quella di lasciare i condannati a morte su una barca senza remi nè timone al largo, era in realtà un’usanza vichinga. Per i Saraceni sarebbe stato più sbrigativo e meno rischioso ucciderli subito, ma il racconto poi non avrebbe avuto un seguito. [38]Il fatto che l'altro regno si chiami Westerness (luogo posto a occidente) rinforza la tesi che Suddenne fosse a sud. [39] Horn, avendo perso il suo regno, non era più principe, ma un semplice servo. [40] L’atto di dare un anello magico appartiene sia alla favolistica europea che a quella asiatica. Era una credenza comune nell’Europa medievale che le pietre preziose avessero dei poteri magici. [41] L’esagerazione è tipica dei racconti con contenuti magici legati alla favolistica. Qui l'eroe viene esaltato come sterminatore di Saraceni, quindi come fulgido esempio da imitare in una eventuale crociata. [42] Il riferimento al numero sette non è casuale: è un altro numero magico o simbolico proprio della cultura popolare giudaico-europea. È spesso legato alla morte o al cambiamento. Inoltre c’è da sottolineare che nel Medioevo se un uomo decideva di prestare servizio presso un esercito doveva in genere firmare per sette anni. Se un marito partiva per la guerra e non tornava entro i sette anni, la moglie poteva risposarsi. Ecco perché Horn poi dirà a Rymenhild che potrà sposarsi se lui non dovesse tornare dopo sette anni. La stessa cosa disse Hertik Henrik nella versione svedese. [43]E' improbabile che un re irlandese si chiami Thorston che significa figlio di Thor, divinità germano-scandinava corrispondente al Giove romano. [44] Il racconto si rifà a ciò che effettivamente accadeva in Spagna prima di una battaglia fra cristiani e mori. Tre cavalieri arabi sfidavano tre cavalieri cristiani all'ultimo sangue. Il risultato del confronto era percepito come di buono o cattivo auspicio per la battaglia che si sarebbe svolta successivamente fra i due eserciti. Ecco perché subito dopo le sfide fra Horn e i tre Saraceni si scatena la battaglia. È evidente che, sebbene il racconto sia ambientato in Irlanda, dove mai arrivarono i Saraceni, si parli in realtà di gesta eroiche di paladini del cristianesimo in lotta contro gli Arabi in Spagna. In ciò l’influenza delle chansons de geste è ancora molto forte e si trasportano in Irlanda avvenimenti accaduti altrove. [45] L'usanza era in realtà vichinga ed è ben rappresentata nel celebre arazzo di Bayeux nel quale si vedono nobili Vichinghi alzare i corni usati come bicchieri. [46] Solo i nobili potevano bere dal corno. Horn è un nobile e rifiuta di bere dalla ciotola che è riservata alla gente comune. [47] Il racconto ci dice che è stato in Irlanda, quindi a Occidente, ma questa contraddizione rivela la verità. Horn in realtà è stato in oriente alle Crociate dove, con più logica, avrebbe sconfitto i Saraceni. [48]Non si capisce la ragione di questo massacro. Forse voleva far capire a re Ailmar che lui era più forte e che la figlia doveva concederla a lui. [49] Chiaro qui il riferimento alle crociate per cacciare gli Arabi dalla Spagna e da Gerusalemme. I Saraceni erano i nemici della cristianità e potevano assolvere quel ruolo in qualsiasi tipo di racconto, soprattutto se inducevano gli uomini ad arruolarsi per combatterli. [50]Per i Normanni, ovvero per i Vichinghi, la musica dell'arpa o altri strumenti a corda era essenziale per ogni festa. Persino nelle spedizioni guerresche non potevano mancare i musici che invogliavano al canto, percepito come unificatore di intenti. [51] Bel galante è una di quelle definizioni tipiche che incontriamo spesso nelle ballate e sta a indicare la nobiltà del personaggio.
[52] Dal testo si deduce che l’eroe non è di fatto a metà del cammino poiché è già vicino al castello del Moro. La frase è un codice che indica che ci sarà una svolta nella storia. |